lunedì 5 dicembre 2011

Scuola


Mi capita spesso di incontrare qui ed altrove delle insegnanti, anche la mia mamma lo era, faceva la maestra elementare. 
Leggo ed ascolto i loro racconti che sono belli, colorati, 
interessanti, arguti, insofferenti e molto altro. 
Si ricordano dei loro alunni, ne conoscono stati d’animo e pensieri, pregi e difetti. Bene, io non ho mai avuto insegnanti così, e nemmeno i miei figli. 
Soprattutto alle superiori. 
Nessuno mi ha mai fatto pensare che potesse pensare a me oltre le ore scolastiche e nemmeno che avesse a cuore i miei problemi, 
le mie difficoltà così come le mie gioie o successi.
 Vorrei cercare di ricordare, condividere e magari cercare di capire

Ho frequentato la scuola tanti anni fa, negli anni 60/70 per intenderci.
Sono andata all’asilo e non ho che vaghi ricordi, più che altro mediati da quello 
che mi hanno raccontato e dalle foto. 
Poi ci sono state le elementari, in prima ero privatista, 
sono nata in gennaio e la mamma mi ha portata a scuola 
credo nella convinzione che ce la potessi fare.  
Ho frequentato per i primi due anni una scuola di campagna, con i banchi di legno, si usavano ancora la cannuccia ed il pennino; 
la maestra aveva gli occhi buoni ed i capelli scuri, 
i compagni erano bimbetti come me. 
Ricordo vivamente una lezione di fine maggio quando siamo andati 
in un pioppeto a far scuola, c’era un buon profumo d’erba e di grano, 
gli alberi erano altissimi, abbiamo giocato tanto e fatto merenda.

In terza ho cambiato scuola per seguire la mamma maestra, 
non è che mi piacesse molto andare in quel posto nuovo 
ed il mio status diventava davvero ingombrante. 
Per la recita di Natale, pensando di fare cosa gradita alla maestra Bi. 
mi hanno fatto recitare una poesia davanti al Direttore… 
ed io non mi ricordavo nulla ed ho fatto scena muta! 
Per la conclusione dell’anno scolastico sempre in virtù della mia illustre parentela mi hanno conciata così e messa sul palco a recitare non ricordo più quale poesia o filastrocca….che umiliazione, nessuno mi ha mai chiesto se lo volevo fare!

La quarta e quinta elementare così come il triennio delle medie le ho fatte nel mio paese, sempre come figlia della maestra e del primario. 
Già non ero mai io, ero sempre figlia di…. qualcuno.
 L’insegnate la ricordo piuttosto vecchia forse per via dei capelli grigi, con il grembiule scuro e l’aria severa. Teneva nel cassetto della scrivania un quaderno nel quale noi bambine potevamo raccontarle i nostri segreti… 
peccato che troppo spesso lei li rendeva pubblici. 
Aveva un figlio che ha venduto a molti di noi un’enciclopedia I Quindici, 
pessimo prodotto che quasi tutti i genitori si son sentiti in dovere di acquistare. 
Anche in quinta c’è stata la recita, per fortuna non mi hanno assegnato nessun ruolo di prestigio, cantavo nel coro e dovevo gridare ad un certo punto da dietro una quinta:
Il morbo infuria il pan ci manca sul ponte sventola bandiera bianca!

Eravamo tutte femmine in classe, portavamo il grembiule nero, il colletto bianco con i bottoncini per cambiarlo spesso ed essere sempre in ordine, ed il fiocco.

Che invidia per le compagne che avevano il colletto di pizzo inamidato! 

...continua 

4 commenti:

  1. Anche la mia mamma era maestra, ormai è in pensione da una vita. Il tuo post mi ha fatto pensare a lei.

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  2. Adoro questi racconti, resto in attesa di leggere il seguito...

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  3. Ho sempre pensato che essere le figlie della maestra fosse una pacchia . . . ed ecco che tu sovverti una delle mie certezze! :-)

    Ciao, Fior

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  4. Capisco l'essere "figlia di": per questo me ne sono andata a Hogwarts a cominciare la mia vita orizzontale!

    ps. da quando sono insegnante, so di rispondere, sempre, ogni giorno, a due occhi censori e severissimi: sono quelli di una 'povna ferocemente intransigente, quindicenne. E' a lei che promisi che, se fossi diventata quello che volevo essere, sarei stata diversa dai miei professori!

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