martedì 17 luglio 2012

Di montagne e di ricordi


Il passo è svelto e l’andatura decisa. Il sole scalda e non poco ma l’aria frizzante ne attenua il calore, lo sento pizzicare ma non mi dà nessun fastidio.
 La salita è poco impegnativa, la strada bianca e arida. Le auto ordinatamente disposte a pettine tradiscono la vicinanza con il paese. Poco più avanti la sbarra che chiude il passaggio ai mezzi è sbiadita ma ancora utile alla bisogna. 
Da lì inizia il sentiero che oggi ho deciso di percorrere nella mia passeggiata quotidiana. Lungo il limitare della stradina si innalzano degli abeti che rassomigliano ai cipressi di pascoliana memoria, sono alti e dritti come fusi, sembrano voler accarezzare il cielo con le loro cime. Mi vengono incontro e con loro i ricordi. Come si sposta una frangia impertinente dalla fronte, li allontano, non è ancora il momento. 
Incontro altri camminatori quasi tutti di una certa età, coppie che silenziose risalgono il viottolo con una cartina in mano, per non perdere la via, un paio di famiglie i genitori dietro ed i bambini avanti, saltellanti. 
E’ un percorso facile, la salita continua ma dolcemente, il mio passo continua regolare e sento la fatica ma il fiato non è ancora corto e come mi ha insegnato un saggio amico esperto camminatore mi regolo con il mio respiro. Rallento un po’, ma resto costante. 
Dopo poco rimango sola, vedo solo qualcuno in lontananza, un signore con un cane, un’altra coppia, due amiche, ma intorno a me solo silenzio e natura. 
E’ tutto talmente bello che temo finisca troppo alla svelta. 
Dopo le ultime due curve, che affronto con una certa determinazione, arrivo al belvedere. Salgo sul poggio e ammiro la valle. Mi siedo sulla panchina e permetto ai ricordi di arrivare. Sento lontane le voci dei bambini che cercavano i “mertilli” , i funghi, i fiori da portare alla nonna. Risuonano le nostre risate, le nostre chiacchiere frivole e leggere come conviene quando si è in vacanza. I picnic a bordo torrente erano epici, a parte la quantità di cibo sempre in eccesso, partivamo regolarmente con il ricambio completo per tutti i bambini che non mancavano mai di bagnarsi o incautamente di finire nell’acqua. C’era chi riusciva a dormire, chi leggeva, chi si avventurava alla scoperta del bosco. 
E nella mia mente è tutto ancora vivo come allora.  
Sono ricordi sereni che mi portano indietro di tanti anni, così come è sereno il ricordo delle ultime passeggiate che abbiamo fatto con papà proprio lungo questi sentieri, il suo passo era lento, la schiena curva, il fiato corto, ma lo spirito sempre indomito. 
“Però una sciatina quest’inverno potrei anche provare a farla….”  
Solo un paio d’estati fa me lo diceva e non scherzava. Ci avrebbe voluto provare per davvero. Questo però è un ricordo preferisco lasciar perdere. 
Riprendo il cammino e inizia la discesa, lascio la strada battuta per avventurarmi nel bosco, tanto so che non sono lontana da casa. Attraverso minuscoli sterrati con l’erba che mi raggiunge le spalle. Ci sono tronchi divelti, rami tagliati, opera evidente dei boscaioli. In breve rivedo i tetti delle case, il paese è là sotto a portata di mano. Sono sudata ma decisamente soddisfatta. 
E come ha detto la mia bellissima mamma ho fatto un po'pace con queste montagne.  

1 commento: